La bambina-colore estrasse i pezzi coloratissimi di un puzzle da un cassetto e li raccolse davanti a sé sul tappeto. Grazie alla luce che filtrava dalla finestra, ciascuno di essi riluceva come un piccolo cristallo e come un alone iridescente pareva avvolgere la stanza. Lei aprì le labbra in un sorriso appena accennato, poi lentamente allungò le mani candide sui piccoli pezzi e, con gesti leggeri, li compose nella dolcissima figura di un volto sorridente. Allora si mise in ginocchio, emettendo un risolino di gioia, si accostò all'immagine e vi posò sopra un bacio delicato. Ho fame della tua bocca, della tua voce, del tuoi capelli e vado per le strade senza nutrirmi, silenzioso, non mi sostiene il pane, l'alba mi sconvolge, cerco il suono liquido dei tuoi piedi nel giorno. Sono affamato del tuo riso che scorre, delle tue mani color di furioso granaio, ho fame della pallida pietra delle tue unghie, voglio mangiare la tua pelle come mandorla intatta. Voglio mangiare il fulmine ...